Dopo avere esaminato vari aspetti del Diritto Sportivo voglio ora soffermarmi sull'analisi e il significato di un termine che, spesso e volentieri, è stato utilizzato soprattutto dai commentatori sportivi in determinate situazioni.
Il termine che ora cercherò di descrivervi, che sicuramente Voi avrete già sentito è il c.d. "Fair Play".
Capire cosa s'intende e quando lo stesso debba essere attuato è molto importante soprattutto per far capire,ai giovani e meno giovani, che lo sport è si divertimento ma non solo!...è anche e soprattutto disciplina e rispetto per gli altri oltre che per se stessi.
Infatti è importante far capire a chi pratica a diversi livelli le diverse tipologie di sport, siano esse praticate a livello "amatoriale" o "professionistico", l'importanza che può avere la condotta tenuta dai singoli individui non solo nella vita di "routine" ma anche quando si svolgono attività sportive.
Ciò perché questo ha una notevole rilievo ai fini dell'educazione e della formazione del singolo oltre a far comprendere che anche nell'esercizio di un'attività sportiva, come in altre attività (ad es. quella "ludico- educativa"),che chi non rispetta determinati criteri regole o disposizioni può incorrere in sanzioni più o meno gravi a seconda dell'entità del danno arrecato ad un'altro soggetto.
Ora dopo una breve descrizione fatta per far capire a chi si accinge a leggere l'articolo, passo a descriverVi o provare quanto meno a farlo, non solo la definizione di detto termine derivante come altri dal diritto anglosassone (che si può definire per eccellenza la patria di alcuni termini che il Ns ordinamento ha poi cercato di fare propri!...regole conosciute e applicate in quanto in primis patria del "Soccer" anche se questo non impedisce di applicare detto/i principio/i ad altre attività sportive).
Per prima cosa cercherò di definire il significato di "Fair Play" e successivamente cercherò di farVi esempi e casi specifici in cui è importante applicare detto criterio ai vari casi.
Il fair play, letteralmente “gioco corretto”, è un concetto che nasce in Inghilterra nell’Ottocento e viene concepito inizialmente per le competizioni sportive.
Con il tempo si fa spazio in altri ambiti e si diffonde anche nei rapporti sociali e nella politica, perché il fair play, ormai, non rappresenta solo un modo di comportarsi, ma anche un modo di pensare.
Definirlo come il semplice rispetto delle regole nel gioco sarebbe riduttivo, poiché si tratta di un concetto che si collega e ne presuppone altri, di grande rilevanza, quali l’amicizia, il rispetto degli altri e dell’avversario, lo spirito sportivo.
COSA SIGNIFICA FAIR PLAY – Non ci può essere sport senza fair play; a nessun livello! Ma che cosa significa fair play? Nell’ottica del Codice, il Fair play significa qualcosa oltre al semplice, formale, rispetto delle regole del gioco. Esso incorpora i concetti di amicizia, di rispetto degli altri e di spirito sportivo, cosicché il fair play dovrebbe essere un modo di pensare, prima che un modo di comportarsi. Esso comprende una serie di componenti quali la lotta contro l’imbroglio, contro le astuzie al limite della regola, contro il doping, contro la violenza (sia fisica che verbale), contro le diseguaglianze e tutte le discriminazioni, contro la corruzione.
Il fair play è quindi un criterio guida al quale deve attribuita la massima priorità da tutti quelli che, direttamente o indirettamente, favoriscono e promuovono esperienze sportive per i bambini e i giovani. E così debbono innanzitutto confrontarsi con esso nella loro attività coloro che emanano regole sportive: Governi a tutti i livelli e enti e organizzazioni nazionali ed internazionali rappresentativi dello sport e delle singole discipline sportive. Ma anche chi è chiamato ad applicarle: le società sportive e di educazione fisica, gli istituti di formazione, gli organi delle professioni sanitarie e farmaceutiche. Ma anche coloro che vivono nel mondo dello sport, i mezzi di comunicazione di massa, i rappresentanti dei settori commerciali tradizionalmente legati allo sport – inclusi i fabbricanti, i rivenditori e le agenzie del marketing di beni sportivi – devono assumere una responsabilità nel contribuire alla promozione del fair play; ed infine i singoli soggetti, ossia genitori, insegnanti, allenatori, arbitri, giudici di gara, dirigenti sportivi, amministratori, giornalisti, medici e farmacisti, compresi gli atleti di alto livello che costituiscono modelli di comportamento per tutti.
Quali sono i principi a cui attenersi
Quando lo sport non viene contaminato da interessi politici ed economici, dall’ignoranza e prepotenza, è una delle attività maggiormente formative ed educative.
Tra le principali caratteristiche dell’attività sportiva c’è sicuramente l’immediatezza del suo linguaggio, che la rende comprensibile da tutti e capace di trasmettere valori fondamentali e universalmente condivisi, quali la capacità di assumersi responsabilità, l’interazione sociale, l’acquisizione di abilità tecniche e una conoscenza più profonda di sé stessi.
In particolare, quando si parla di sport e di fair play, che si tratti di atleti o di tifosi, è importante attenersi ai seguenti principi:
Giocare per divertirsi
Giocare con lealtà
Rispettare le regole del gioco
Rispettare i compagni di squadra, gli avversari, gli arbitri e gli spettatori
Accettare la sconfitta con dignità
Rifiutare il doping, il razzismo, la violenza e la corruzione
Essere generosi verso il prossimo e soprattutto verso i più bisognosi
Aiutare gli altri a resistere nelle difficoltà
Denunciare coloro che tentano di screditare lo sport
Onorare coloro che difendono lo spirito olimpico dello sport
Esempi concreti di fair play nello sport
Dirigente sportivo, pedagogista e storico francese, conosciuto per essere stato il fondatore dei moderni Giochi olimpici, Pierre de Coubertin amava ripetere che “l’importante non è vincere, ma partecipare”.
Un concetto semplice, ma colmo di saggezza, che nella pratica è stato messo in atto attraverso incredibili esempi di fair play.
Era il 1964, durante l’edizione dei giochi di Innsbruck, quando l’atleta italiano Eugenio Monti venne sommerso di applausi per il suo gran cuore. Nel corso della finale della gara a squadre di bob, la squadra britannica riscontrò un problema tecnico che, se non risolto, le avrebbe impedito di gareggiare. Proprio in quell’occasione, Monti prestò agli avversari il suo bullone per permettergli di continuare la competizione, che poi avrebbero vinto. Ciò che colpì di quell’episodio, non fu soltanto il gesto di grande sportività del campione, ma il modo in cui l’azzurro commentò la sconfitta: “hanno vinto perché sono andati più veloci, non perché gli ho prestato il mio bullone”.
Un altro esempio concreto di fair play proviene dal calcio, un mondo che spesso è stato messo sotto accusa, ma che in questa circostanza ha mostrato il suo lato migliore. Il protagonista di questo memorabile episodio è Paolo Di Canio che, nel dicembre 2000, durante una partita con indosso maglia del West Ham, entrò nella storia del calcio inglese. Il giocatore italiano, infatti, un attimo prima di calciarlo in porta, fermò il pallone con le mani dopo aver visto il portiere avversario a terra, a causa di un infortunio.
Olimpiadi di Atene del 2004: stavolta è il campione Michael Phelps a conquistarsi le prime pagine di tutti i giornali per un gesto da vero numero uno. Dopo essersi conquistato sei medaglie d’oro per le sue straordinarie performance, il gesto più spettacolare arriva prima dell’inizio della staffetta 4×100. Tra i più grandi campioni olimpionici del nuoto, Phelps decise di non partecipare alla gara per dare la possibilità ad un suo compagno di squadra di salire sul podio e provare quell’emozione preziosa, di quando vinci una medaglia d’oro.
Una pagina di fair play altrettanto significativa è stata scritta dal tennis nel 2005. Il protagonista è l’allora numero uno del ranking ATP Andy Roddick, che ha strappato l’ovazione del pubblico italiano per un gesto di grandissima lealtà sportiva. Fu proprio lui a mettere in dubbio un punto assegnatogli dall’arbitro, con il quale si sarebbe aggiudicato la vittoria finale. Così facendo, ha permesso al suo avversario Verdasco di rientrare in partita, vincere l’incontro e accedere così ai quarti di finale.
Il gesto di Braima Suncar Dabò, invece, risale allo scorso settembre in occasione dei Mondiali di Atletica di Doha. Il ventisettenne guineano si guadagnò gli applausi e l’ovazione di tutto il pubblico per essersi fermato a soccorrere un altro atleta. Il suo gesto insieme ai restanti 250 metri, percorsi abbracciato al suo avversario, continuano a commuovere e resteranno impressi nella mente di tutti coloro che amano lo sport.